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Bce, dalla moneta all'economia reale


Guido Colomba

E' durato cinque anni l'attacco all'euro sventato da Draghi (un "salvataggio" attestato dallo stesso direttore generale del Fondo Monetario, Lagarde). La storia economica e politica di questi anni andrà probabilmente riscritta. La grande speculazione è stata sconfitta ma il prezzo pagato è stato altissimo anche per l'insipienza di Berlino che ha ritardato l'azione della Bce in tutte le maniere, favorita d una condizione psicologica di sudditanza verso la Germania. Lo scandalo Volkswagen non è certo casuale. Chi è stato danneggiato (anche in termini di geopolitica) ha presentato la cambiale in scadenza. Tutto ciò spiega perchè solo da pochi mesi (marzo 2015) l'azione della Banca Centrale europea sta lievitando dal governo della moneta all'economia reale. Ed ora, l'azione del governo Renzi ha il vento in poppa. Le vele ora sono gonfie di un programma che si sta realizzando: dalla riforma dello Stato, compreso il recupero dalle Regioni di alcune competenze essenziali per la vita del Paese, ad una politica a vasto raggio per promuovere le eccellenze italiane (l'Expo è stato un successo colossale). Un binomio su tutti: cresce l'occupazione ed aumentano i consumi (anche se il presidente degli industriali, Squinzi, definisce "tiepida" la ripresa). Gli effetti collaterali sono molteplici. Innanzitutto, è partita una politica che punta alla riduzione della pressione fiscale. Il ventaglio è aperto e comprende, finalmente, anche il Sud d'Italia. Forse la "grande fuga" dalla povertà - predicata dal neo-premio Nobel, Anges Deaton - è già iniziata liberando un potenziale immenso. Tuttavia i problemi restano. Per il Mezzogiorno vi è il test delle infrastrutture che mancano. Nel commercio il gap logistico nazionale è stimato in 42 miliardi di euro di cui 18 miliardi nel Meridione. Per Confcommercio ciò causa "una mancata crescita del Pil". Ad esempio per le operazioni di dogana e controlli in Italia si perdono 18,5 giorni contro i 6,5 dell'0landa. Ma questa constatazione racchiude lo scandalo di diversi miliardi di euro stanziati dai Fondi europei e svaniti nel nulla o accantonati da molti anni. Un tema che riguarda l'Anas, le Ferrovie dello Stato, le Regioni e i partiti. Vi è stata una connivenza globale con intrecci perversi con taluni alti burocrati di Bruxelles. Vi è un lavoro delicato da fare che riguarda la trasparenza del mercato degli appalti (negli anni '80 non c'era nemmeno l'obbligo di pubblicazione dei bandi) così come si sprecano troppi miliardi di euro (pagati nelle bollette elettriche degli italiani) a favore dell'"energia pulita" dove i soliti noti hanno inzuppato il pane per anni e anni. Una torta gigantesca che il governo si appresta a ridimensionare. E' ora che la Ragioneria Generale dello Stato e la Corte dei Conti si mettano d'accordo per fare una pulizia non più rinviabile. Una battaglia che coinvolge il futuro dei giovani.